I VIAGGI DI ZHENG HE – IL GRANDE NAVIGATORE CINESE ARRIVO’ NELLE AMERICHE PRIMA DI COLOMBO?
CATEGORIA: MISTERI ASIATICI / AMERICA PRECOLOMBIANA
Al comando della flotta più grande del mondo, circa 70 – 80 anni prima del viaggio di Cristoforo Colombo verso l’America, nonché un secolo prima che Magellano circumnavigò il mondo, il grande navigatore cinese Zheng He, inaugurò la rotta fra la Cina e l’Africa, affrontando più di una volta il tempestoso Oceano Indiano, raggiungendo addirittura le coste dell’Africa orientale. Tuttavia, alcuni sono convinti che le sue imponenti navi, non riuscirono solo a circumnavigare l’Africa, ma sbarcarono probabilmente anche nelle Americhe.
Secondo gli storici tradizionali, la sua grande flotta raggiunse circa 30 paesi e regioni situate tra l’Asia sud-orientale, l’Oceano Indiano, il Mar Rosso e lungo la costa orientale dell’Africa. Per ben 7 volte, tra il 1405 e il 1433, insieme a circa 28.000 uomini tra ufficiali e marinai, Zheng He avrebbe navigato dalla Cina fino all’Africa, scambiando e commerciando con tutti i paesi che incontrava durante i lunghi viaggi. E’ proprio in quel periodo storico che il traffico sulla Via della Seta per mare raggiunse il suo apice! Le navi cinesi trasportavano svariati manufatti di seta, di bronzo, di ferro, di porcellana, di oro e di argento e monete, mentre le navi che rientravano in Cina, importavano invece ogni tipo di gioiello, spezie, colori da tintoria e animali rari provenienti da tutte le località visitate durante i viaggi. Nel corso degli anni, durante alcune campagne di scavi archeologici, in tutti quei territori che un tempo ospitarono la flotta di Zheng He, furono rinvenute moltissime porcellane cinesi. Anche in alcune tombe situate in Kenya e in Tanzania, sono stati portati alla luce piatti e vasi cinesi in porcellana.
Le più grandi navi della flotta di Zheng He, ovvero le “navi del tesoro”, erano lunghe circa 150 metri e larghe 60, possedevano 12 vele, 9 alberi e potevano trasportare un equipaggio composto da 200 – 300 marinai. Per farvi comprendere meglio la loro grandezza, pensate che la nave Santa María, ovvero la più grande delle tre caravelle che portarono Cristoforo Colombo in America 70 anni più tardi, era lunga solo 27 metri.
Hong Kong Science Museum – Ricostruzione/modello di una delle navi del tesoro della flotta cinese di Zheng He.
Le sette grandi spedizioni di Zheng He, ci forniscono una prova del fatto che in quel periodo storico, l’industria cinese delle costruzioni navali, rispetto al resto del mondo, era davvero molto avanzata, così come la navigazione stessa. Secondo alcuni, un grado così alto di conoscenze, sarebbe da attribuire a secoli e secoli di spedizioni per mare e ad uno studio approfondito di mappe realizzate in tempi ancor più remoti da antichi navigatori ed avventurieri. I viaggi di Zheng He, sarebbero dunque il frutto di conoscenze più antiche, di spedizioni e imprese effettuate centinaia di anni prima. La mappa qui di seguito, mostra le rotte ufficiali dei viaggi del grande navigatore cinese.
immagine presa da www.meteoweb.eu
Fin dalla gioventù, a Zheng He piaceva ascoltare i racconti dei viaggi alla Mecca del padre e del nonno e fu proprio così, che iniziò ad interessarsi pian piano alla navigazione marittima, cominciando anche a studiare le terre e i popoli stranieri. Ma all’età di circa 10 anni, esattamente nel 1381, il futuro ammiraglio fu fatto prigioniero da un’armata dell’imperatore Zhu Yuanzhang, che lo condusse al palazzo imperiale dove fu costretto a diventare un eunuco. Successivamente, fu assegnato come paggio al principe Zhu Di, che da subito si accorse del suo talento militare e della sua fedeltà nel servizio, e quando divenne imperatore, lo nominò capo degli eunuchi e responsabile degli affari generali della reggia e successivamente, lo nominò addirittura ammiraglio della flotta cinese. Così iniziarono le prime spedizioni nell’isola di Giava (Jawa), nella penisola di Malacca, a Cochin, a Calicut e in seguito, l’imperatore decise di inviare una flotta in Occidente, per estendere l’influenza dell’impero Ming. Questi antichi navigatori, grazie alla perfetta lettura di bussole e l’osservazione del sole di giorno e delle stelle di notte, riuscirono ad individuare con estrema precisione le rotte di navigazione. Durante tali spedizioni, veniva addirittura sondata la profondità delle acque ed esaminato il fondale marino; operazioni che assicuravano la navigazione nel bel mezzo dell’oceano in tutta tranquillità! A testimonianza del fatto che il grande navigatore cinese fosse stimato e rispettato un po’ ovunque nel mondo antico, ancora oggi si possono ascoltare i racconti dei suoi affascinanti viaggi in molti paesi dell’Asia orientale e meridionale. Zheng He, con le sue imprese e gli innumerevoli scambi commerciali con l’Occidente, testimonia che in tempi passati, la Via della Seta per mare era davvero molto fiorente!
Dopo le spedizioni del grande navigatore, a causa della “politica della porta chiusa” dell’impero cinese, iniziò inevitabilmente il declino della navigazione e forse, si persero anche le conoscenze e le informazioni acquisite durante quei leggendari viaggi.
Per avere più indicazioni riguardo le grandi spedizioni di Zheng He, dovremmo scrutare le opere di personaggi come l’esploratore e scrittore Ma Huan, o quelle di Fei Xin, ovvero un membro del personale militare, oppure dello scrittore Gong Zhen, tre membri dell’equipaggio che all’epoca ebbero modo di viaggiare proprio insieme al grande navigatore durante le spedizioni cinesi. Gli scritti di questi avventurieri, rappresentano interessanti fonti per lo studio delle terre esotiche intorno all’Oceano Indiano e dei luoghi posti ad occidente rispetto alla Cina. Nelle loro opere, si trovano di fatto importanti informazioni sui viaggi di Zheng He e la sua grande flotta verso l’ovest.
Ma nel corso del tempo, moltissimi storici e ricercatori indipendenti sono andati alla ricerca di prove che indicassero che Zheng he, con le sue gigantesche navi, affrontò anche spedizioni verso est e che fosse approdato in molti altri luoghi situati nell’Oceano Pacifico, giungendo forse anche in America. Ad esempio, l’ex-ufficiale della “Royal Navy” Gavin Menzies, nel suo libro “1421: La vera storia della spedizione cinese che scoprì l’America” sostiene che, nel corso del sesto dei suoi sette viaggi esplorativi, (1421-1423), la flotta dell’ammiraglio cinese avrebbe scoperto l’Australia, la Nuova Zelanda, le Americhe, l’Antartico, la costa settentrionale della Groenlandia ed il Passaggio a Nord-Est. Queste conoscenze, sarebbero poi state censurate perché i mandarini, che erano i burocrati della corte imperiale, temevano che il costo di ulteriori spedizioni avrebbe danneggiato l’economia cinese. Secondo l’ex ufficiale, già poco dopo, nel 1428, i portoghesi entrarono in possesso di una carta della terra cinese che, un mercante veneziano chiamato Niccolò Da Conti, avrebbe ottenuto navigando proprio con Zheng He. L’ipotesi della presunta spedizione cinese del 1421, che ha avuto una notevole risonanza presso il grande pubblico, è stata completamente respinta dalla storiografia ufficiale, in quanto creduta priva di basi fattuali e considerata un’opera basata quasi esclusivamente di congetture e ipotesi.
Tuttavia, un biochimico e storico di nome Siu-Leung Lee, specializzato nell’interazione tra la dinastia Ming e il resto del mondo, nonché editore nel 2014 del “Midwest Epigrafica Society Journal” e presidente della “Zheng He Society of America”, sembra aver trovato alcuni indizi preziosi in un’antica mappa realizzata da padre Matteo Ricci, che fu un gesuita, matematico, cartografo e sinologo italiano, nato nel 1552 a Macerata e proclamato “Servo di Dio” il 19 aprile 1984. Egli visse al tempo della dinastia Ming, impresse un forte impulso all’azione evangelizzatrice e fu scelto dalla Chiesa per portare la scienza e le tecnologie occidentali in Cina. Ad oggi, è riconosciuto come uno dei più grandi missionari della Cina. Egli lasciò l’Italia nel 1578 e da quando arrivò in Cina, nel 1582, restò lì per tutto il resto della sua vita fino alla morte, avvenuta a Pechino nel 1610. La mappa del mondo presa in esame da Siu-Leung Lee, fu quindi realizzata e completata interamente in Cina nel 1602 da Matteo Ricci. In generale, si pensa che il missionario disegnò questa carta geografica basandosi su mappe europee realizzate precedentemente, come il mappamondo di Abraham Ortelius, del 1570, o la mappa del mondo di Gerardo Mercatore, del 1587. Tuttavia, molti dei nomi riportati sulla mappa del mondo di Ricci, non compaiono nelle due mappe citate poc’anzi, tra cui; il 44% delle denominazioni riportate in Africa, 63% di quelle in Asia, 46% in Europa e Medio Oriente, e il 49% in America. Non solo, alcuni di questi nomi non compaiono in nessuna delle mappe realizzate dai cartografi europei tra il 1300 e il 1800. Qui di seguito potete vedere la mappa del mondo disegnata da padre Matteo Ricci.
La seguente mappa, è quella ralizzata da Abraham Ortelius, del 1570.
Ecco la mappa di Mercatore del 1587.
Come Siu-Leung Lee ha fatto notare, la mappa di Ricci si differenzia notevolmente dal mappamondo di Ortelius, così come da quello di Mercatore, sia per quando riguarda i nomi dei luoghi, le indicazioni geografiche, le posizioni dei continenti nonché la loro forma. Ma non è tutto, tale mappa fornisce di fatto una descrizione significativa, più accurata e dettagliata del mondo rispetto a tutte le altre mappe dell’epoca. E’ sistematica, coerente e mostra la Cina al suo centro. Tuttavia, osservando la parte relativa ai paesi europei, si riscontra un po’ di confusione su molti nomi e punti cardinali e alcuni di essi, non sono stati mai corretti fino a duecento anni più tardi. Nella parte europea della mappa di Matteo Ricci, sono presenti nomi obsoleti, tra l’altro, non sono neppure menzionati in gli Stati Pontifici e Firenze; i grandi centri culturali di quel tempo! Non trovare sulla mappa di un missionario italiano queste due importantissime indicazioni, è di fatto una cosa davvero insolita. Tutto ciò, va chiaramente in contrasto tra l’altro con lo sfondo di Ricci e la sua missione come gesuita.
Come è possibile che i territori della Santa Sede ed in generale i centri culturali più importanti del mondo in quel momento storico, non si trovano sulla mappa di Ricci? Può questo dettaglio suggerire che quella del missionario italiano sia in realtà una copia di altre mappe cinesi realizzate in tempi ben più remoti?
Ecco qui di seguito l’Italia disegnata da Ricci, senza l’indicazione dello Stato Pontificio e Firenze. (*non conoscendo la lingua cinese, personalmente mi affido alla traduzione dello storico cinese Siu-Leung Lee, ma chiunque di voi conosca la lingua in questione, potrà tranquillamente confermare tali affermazioni)
Ecco il continente americano disegnato dal missionario italiano.
Come è possibile dunque che nella mappa di Ricci, sono riportate precise indicazioni proprio nella parte nord ovest dell’America, ufficialmente inesplorata fino al 1804-1806 con la spedizione di Lewis e Clark?
Tuttavia, esiste un’antica mappa del mondo, ritrovata nel 1972 in un negozio di antiquariato in Corea, dall’ormai scomparso dottor Hendon M. Harris Jr., che oltre l’Europa, l’Africa, l’Asia e l’Oceania, mostra anche la leggendaria Fu Shang, ovvero la “terra dell’est” (che molti cinesi ancora oggi reputano sia solo un mito) proprio dove dovrebbe sorgere il continente americano. Questa “mitica” terra, fu descritta in maniera molto dettagliata nel cosiddetto “libro dei monti e dei mari”, ovvero lo ” Shan Hai Jin”, un libro cinese risalente ad oltre 2000 anni fa, che è una vera e propria descrizione geografica e culturale, in gran parte considerata mitologica, della Cina pre-Qin. In questa antica opera, si troverebbero varie descrizioni dell’America, con tanto di precise indicazioni dei luoghi, compreso il Gran Canyon. Ebbene, nella mappa ritrovata dal Dr. Harris, così come in molte altre “particolari” mappe dell’epoca, custodite in alcuni musei o collezioni private, la maggior parte dei nomi dei luoghi, più o meno il 70%, si rifanno proprio allo Shan Hai Jing. Ecco qui di seguito la mappa scoperta dal Dr. Harris.
Qui di seguito, potete vedere un’interpretazione moderna della mappa del Dr. Harris, realizzata da David Allen Deal.
La mappa ritrovata da Hendon M. Harris Jr., presenta molti elementi che hanno delle corrispondenze con la vita reale, dunque ci sono buone ragioni per credere che tali indicazioni siano il frutto di resoconti geografici, e alcuni dei nomi riportati su di essa, confermerebbero tale ipotesi! Ad esempio, nella parte a nord-ovest dell’America, è presente l’indicazione “montagne e cieli alti”; alcuni pensano che si possa identificare con la catena montuosa dell’Alaska. Più in basso troviamo “grande canyon luminoso” o “voragine luminosa”; che dovrebbe riferirsi proprio al Grand Canyon. Infine, nella parte sud dell’America, è presente la voce “dipende dalle montagne del paradiso”; che alcuni identificano con le Ande.
Oltre il Dr. Harris, molti altri ricercatori hanno avuto modo di analizzare questa mappa, come ad esempio l’antropologo Gunnar Thompson, che per anni si è occupato di studiare le migrazioni e le spedizioni per mare delle dinastie cinesi. A tal proposito, egli è giunto alla conclusione che i cinesi, con le flotte di Zheng He sbarcarono in America, dove lasciarono tracce della loro cultura, i loro costumi, e le loro leggende. Grazie a questi viaggi oltreoceano, i cinesi sarebbero stati in grado di realizzare in tempi molto antichi delle mappe raffiguranti l’America, con segnate alcune delle sue caratteristiche geografiche più importanti.
Ma se i cinesi fossero davvero sbarcati in America prima di Colombo, oltre alle antiche mappe, quali altre indicazioni o prove potremmo trovare a conferma di tale ipotesi?
In una serie di analisi e articoli dal titolo “Contatti fra le culture precolombiane dell’America e i popoli di tutto il mondo antico”(link), da me pubblicati in questo stesso blog, ho messo insieme tutte le analogie e le coincidenze riscontrabili tra le culture dell’America precolombiana e le altre grandi civiltà sparse per tutto il mondo, e in un articolo nello specifico, mi sono proprio occupato dei parallelismi tra il Mesoamerica e l’Asia (India, Cina, sud-est asiatico), dategli un’occhiata (link).
A tal proposito, credo sia giusto menzionare un antico sito archeologico, situato nel “Ed Levin County Park”, appena fuori San Francisco, in California. Si tratta di una serie di muri in roccia artificiali, che si estendono per oltre 50 miglia su una serie di colline e sono conosciuti come “Est bay rock wall”. In alcuni punti, sono presenti solo 2 / 3 strati di roccia, mentre in altre zone, il muro arriva addirittura ad un’altezza di 2 metri. Tuttavia, scavando alla base della parete, si può constatare come il muro prosegua sottoterra per almeno un altro metro.
Uno storico locale di nome Olav Phillips, ritiene che su queste rovine siano state fatte pochissime analisi e studi da parte degli archeologi ed inoltre, tale sito è quasi del tutto sconosciuto a molte persone che vivono in quella zona. Insomma, di queste antiche rovine, si sa davvero molto poco! Ecco perché proprio in merito a questo argomento, ultimamente sono nate molte teorie.
Alcuni ricercatori, pensano che il muro possa essere l’inizio di una costruzione molto più grande, progettata probabilmente da architetti provenienti dalla Cina. Tali ricercatori, credono che l’”Est bay rock wall” sia in pratica l’inizio di una costruzione che forse, sarebbe potuta diventare la nuova “Grande Muraglia Cinese” in territorio americano. Il geologo forense Scott Wolter, ovvero il protagonista dell’interessantissimo documentario “America Unearthed” (in Italia “America Sepolta”), che da anni ormai si occupa di indagini archeologiche e geologiche in territorio americano, indagando a fondo sul mistero dell’Est bay rock wall (terza stagione, puntata 11), in un viaggio in Cina ha avuto modo di confrontarsi con uno storico, il quale gli ha mostrato delle foto di alcune sezioni più antiche della Grande Muraglia edificate nel 200 a.C. e situate a nord della Cina, che di fatto, risultano essere molto simili al misterioso muro costruito nei pressi di San Francisco. Appena Scott Wolter mostrò allo storico cinese le foto delle antiche mura californiane, egli rispose:
”se non mi avessi detto che si trovano in territorio americano, avrei sicuramente pensato che fossero proprio le mura più antiche della Grande Muraglia nel nord della Cina!”.
Qui di seguito, potete vedere due foto dell’Est bay rock wall.
Furono dunque i cinesi ad edificare quelle misteriose mura in California?
Non avere a disposizione alcun tipo di informazione a riguardo, a mio avviso è un fatto davvero molto singolare; d’altronde non si tratta di una piccola costruzione, composta da qualche pietra, ma di una lunga serie di muri in pietra lunghi più di 50 miglia! Stiamo quindi parlando di una grande impresa dal punto di vista ingegneristico!
Come è possibile che nessun locale abbia idea di chi possa aver edificato tali strutture?
Sembra proprio che la grande civiltà che le realizzò, sia svanita nel nulla!
Ora, è arrivato il momento di analizzare una stupefacente mappa del mondo realizzata in Cina, presentata dall’antropologo Gunnar Thompson nel documentario già citato “America Sepolta”. L’originale di questa mappa, fu realizzata nel 1435 da alcuni cartografi della flotta di Zheng He, e incredibilmente, mostra tutto il mondo, compreso il continente americano, con tanto di California rappresentata come una penisola! Ecco la mappa in questione.
Secondo Gunnar Thompson, tale reperto prova che le flotte del grande navigatore cinese, raggiunsero ed esplorarono l’America. Prova che quel lontano continente, all’epoca era conosciuto dettagliatamente dai cinesi! Inoltre, l’antropologo afferma che, già al tempo di Marco Polo, 1254 – 1324, i cinesi conoscevano perfettamente l’Oceano Pacifico, lo navigavano tranquillamente di continuo e avevano già scoperto l’America. Infatti, lo stesso Marco Polo, secondo Thompson, sarebbe stato scelto dal Vaticano per intraprendere un viaggio in Cina, per mappare il territorio americano durante le spedizioni delle flotte navali. Marco Polo, non sarebbe stato altro che un esploratore sotto copertura, che agiva come spia per conto della Chiesa. In precedenza, Papa Innocenzo IV avrebbe mandato suo padre e suo zio in Cina, per ottenere più informazioni possibili sulle armi tecnologiche cinesi, ma una volta tornati a Venezia, avrebbero scelto proprio Marco Polo per l’ardua missione. La mappa presentata dall’antropologo Gunnar Thompson, sarebbe stata realizzata prendendo come riferimento proprio le mappe disegnate al tempo di Marco Polo. Se questo fosse vero, non solo significherebbe che i cinesi, già secoli prima di Zheng He conoscevano l’America, ma che il nostro famoso esploratore italiano, avrebbe mappato insieme ai cinesi gran parte dei territori del Nuovo Mondo, per poi tornare in patria con importantissime informazioni. Una mappa che confermerebbe tale teoria, è quella realizzata intorno al 1580 da Abraham Ortelius, ovvero il cartografo europeo di cui abbiamo già parlato in precedenza, che mostra la parte nord occidentale dell’America e la parte nord della Cina, comprendendo il territorio mongolo e l’impero del Gran Khan, ovvero Kublai Khan, proprio il capo di Marco Polo. La presunta spia italiana infatti, visitò il Catai durante il regno di Kublai Khan, divenendo presto un suo favorito e servendo alla sua corte per oltre 17 anni, secondo quanto racconta lui stesso nel Milione. Quindi la seguente mappa disegnata da Ortelius, ci suggerisce che alcuni geografi europei dell’epoca, erano a conoscenza che Marco Polo, insieme ai cinesi, aveva esplorato e mappato il nord-ovest del continente americano.
anomalies.net – Est bay rock wall
Tesori d’archivio – oltre 2000 antiche mappe
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