4/10: CONTATTI FRA LE CULTURE PRECOLOMBIANE DELL’AMERICA E I POPOLI DI TUTTO IL MONDO ANTICO – ANTICHI EGIZI NEL MESOAMERICA

CATEGORIA: CONTATTI FRA LE CULTURE PRECOLOMBIANE DELL’AMERICA E I POPOLI DI TUTTO IL MONDO ANTICO / AMERICA PRECOLOMBIANA / I MISTERI DELL’ANTICO EGITTO

ANTICHI EGIZI NEL MESOAMERICA

Procediamo con il viaggio alla scoperta di tracce che indicherebbero l’arrivo di grandi civiltà giunte nelle Americhe prima della scoperta da parte di Colombo. Vediamo se la rotta per raggiungere il Nuovo Mondo era conosciuta già al tempo degli egizi.

GLI AFFRESCHI MAYA DI BONAMPAK

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Nella prima immagine a sinistra, potete vedere una fedele ricostruzione degli affreschi provenienti dal sito di Banampak, un sito maya situato in Messico, in Chiapas, mentre gli affreschi a destra provengono dalla tomba di Ramses IV, ho preso come esempio questi affreschi egiziani ma in realtà come sapete, moltissime pitture egizie erano proprio realizzate in questo stesso stile. In generale, non si trovano molti affreschi nelle antiche rovine maya, ma a Bonampak, ci sarebbero quelli più interessanti. Mettendo a confronto i due affreschi, sembra proprio di vedere lo stesso stile. In entrambi i casi gli artisti decisero di raffigurare delle processioni di persone, in fila uno dietro l’altro, su più livelli, gli spazi fra le processioni di persone venivano riempiti con simboli e geroglifici, insomma, io ci vedo un insegnamento comune. Come accennavo nel primo articolo, ho studiato tanto Storia dell’Arte, tant’è che lavoro da molti anni come graphic designer, e credo che qualunque artista, potrebbe affermare in totale serenità, che i due stili non solo si somigliano notevolmente, ma che forse la cultura maya (che per la storia ufficiale sarebbe sorta dopo l’antico Egitto) apprese delle nozioni artistiche proprio dagli egizi. Link utili: https://it.wikipedia.org/wiki/Bonampak / http://www.dailymail.co.ukhttp://www.bu.edu/archaeology/6054-2/

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A sinistra abbiamo una parte di una riproduzione fedele di affresco realizzato dai maya sempre nelle rovine di Bonampak, mentre a destra potete vedere un famoso affresco egiziano, ora conservato al British Museum di Londra. Guardate i due personaggi in questione, innanzitutto, vi farei notare che ancora una volta, in un affresco maya abbiamo un personaggio totalmente di colore e con la pelle completamente differente dagli altri individui al suo fianco, ma concentriamoci sullo stile pittorico e sulla posizione dei due personaggi. In entrambi i casi, sia in Messico che in Egitto, sono stati raffigurati degli individui nella stessa identica posizione e nello stesso stile pittorico, due personaggi intenti a lanciare con la mano sinistra una sorta di freccia (o lancia), nella mano destra il probabile soldato maya stringe una specie di “frusta”, e l’egiziano tiene dei volatili dalle zampe, inoltre la figura dipinta dai maya, porta al collo questa specie di “colletto” che si ritrova di nuovo in quest’altro affresco egiziano, con quella tipica collana che indossavano i nobili e i faraoni egizi. Potrebbe essere una bellissima coincidenza, ma a mio parere, questi affreschi sembrano usciti dalla stessa scuola di pittura. Sembra un po’ come se due artisti, che frquentano lo stesso corso, abbiano voluto raffigurare lo stesso soggetto e che chiaramente ognuno abbia poi utilizzato il proprio stile, ma “il succo” del discorso resta lo stesso! Questo infatti è ciò che credo sia capitato in passato nel Mesoamerica, se è vero che gli antichi egizi, così come altri popoli influenzarono e civilizzarono le sue culture, perchè allora i maya non realizzarono piramidi, sculture, affreschi o bassorilievi del tutto identici a quelli dei loro presunti insegnanti? La risposta è molto semplice, nessun artista che si rispetti utilizza lo stesso preciso stile del suo maestro. Se dovessi andare in qualche parte sperduta del mondo e facessi vedere un manufatto realizzato da me ad alcuni artisti di una remota tribù e gli chiedessi di creare qualcosa di simile, questi sicuramente realizzerebbero un manufatto partendo dalla base, che è quella che gli mostrerei io, utilizzando però il loro stile, aggiungendo magari più dettagli per creare un’opera più “articolata” o togliendoli per un’opera più “minimale”. Link utili: Hierarchical proportion / Mayan mural masterpiece and modern

UN SISTEMA GERARCHICO PIRAMIDALE

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Questa scultura, è custodita attualmente al Museo di Antropologia di Città del Messico, quello sotto è un disegno/ricostruzione di questa scultura, che rappresenta il sistema delle caste dei maya. Di fianco al disegno, ho inserito i nomi delle classi sociali che secondo gli storici tradizionali rappresenterebbero ogni livello. Ebbene, sulla sommità della piramide, abbiamo il re o il sommo sacerdote, subito sotto i consiglieri e la parte della famiglia reale, poi avremo i nobili, un gradino più in basso i mercanti e gli artigiani ed infine, a rappresentare l’ultima classe sociale troviamo la gente comune, gli agricoltori e gli schiavi, proprio come venivano rappresentate le gerarchie in Egitto. Non solo la scala sociale dei maya è quasi identica a quella egiziana, ma la cosa più interessante è che per rappresentare le gerarchie, i maya scelsero di utilizzare come simbolo proprio una piramide. Quest’analogia, dal mio punto di vista è molto interessante e significativa e va al di la di una semplice coincidenza. Link utili: National Museum of Anthropology / Politica classi / Mexicolore Maya / Mexicolore Aztecs / Egyptian Hierarchy

I SACERDOTI E LA PELLE DI GIAGUARO

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Uno dei parallelismi più interessanti tra la cultura maya e quella egizia, è la pelle di giaguaro indossata dai sacerdoti durante i riti e le cerimonie. I sacerdoti di entrambe le culture, indossavano la pelle di questo splendido animale, e come potete vedere, sia nell’affresco in alto a sinistra proveniente dalle rovine di Bonampak, che nel famoso bassorilievo maya in basso a sinistra, abbiamo dei sacerdoti con un mantello fatto di pelle di giaguaro, come i sacerdoti egizi che ritroviamo a destra, in un affresco dipinto su una parete della tomba di Tutankamon, o su un papiro in cui è rappresentato proprio il sacerdote Sam, o all’interno di libri scolastici disegnati da artisti contemporanei. Com’è possibile che, da una parte all’altra dell’oceano, i sacerdoti avevano l’abitudine di portare le stesse vesti? Perchè in entrambi i casi scelsero di indossare per i loro strani riti proprio la pelle di giaguaro, con tutti gli animali che c’erano a disposizione? Semplice coincidenza? Link utili: Maya / Egitto

L’UOMO UCCELLO

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Le prime due foto le ho scattate io personalmente al museo di Palenque, la statuetta maya in questione è davvero particolare, rappresenta un “uomo uccello” seduto. Ma nell’antico Egitto, esisteva una divinità chiamata Toth (divinità della Luna, sapienza, scrittura, magia) che veniva raffigurata con lo stesso aspetto (foto a destra). Ho preso come esempio una semplice statuetta di Toth ma in generale questa divinità veniva sempre raffigurata in questo modo, quindi con questa testa o maschera da uccello, con spessi bracciali ai polsi e con la tipica “gonnellina” egiziana, proprio come gli artigiani di Palenque scelsero di rappresentare questa strana figura. Link utili: Palenque Museum / Thot

IL SIMBOLO DELL’ANKH IN MESSICO

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Questa enigmatica struttura chiamata Tzompantli, è stata scoperta nel 1940 dal guatemalteco archeologo Carlos Navarrete. E’ stata realizzata dagli aztechi nel sito chiamato Calixtlahuaca. Se si osserva dall’alto la forma di quest’opera si vede chiaramente il famoso simbolo dell’Ankh egizio. Molti direbbero che anche questa sia una semplice coincidenza, ma io credo che sia invece una prova del fatto che quest’antico simbolo egiziano era conosciuto anche dagli aztechi. In basso a destra, vedete una delle tante statue egiziane che rappresenta una figura con le braccia incrociate che tiene in mano due Ankh, sono innumerevoli le statue e le raffigurazioni di personaggi con le braccia incrociate che tengono in mano vari “strumenti” o “simboli” nell’antico Egitto,  queste statue, in questa tipica posizione come vedremo qui di seguito, la si ritrova incredibilmente anche in alcuni siti maya. Link utili: Ankh / Calixtlahuaca

LE BRACCIA INCROCIATE

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Le prime due foto le ho scattate personalmente all’interno del cortile del “Palazzo” di Palenque. Si distinguono chiaramente due importanti personaggi (nobili o guerrieri) con le braccia incrociate, la stessa posizione che si ritrova in numerose statue collocate a guardia degli antichi templi egiziani. Link utili: Palenque Il Palazzo / Viaggio nella terra dei faraoni

LE MISTERIOSE OPERE DI WALDECK

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Questi bellissimi disegni, furono realizzati da Jean-Frédéric Waldeck, uno degli artisti che affiancò i primi esploratori che si addentrarono nella giungla fra le antiche rovine maya del Messico. Egli studiò arte a Parigi e affermò di aver partecipato addirittura alla campagna d’Egitto di Napoleone. In gioventù fece viaggi anche in Africa del sud, visitò il Cile e il Guatemala. Nel 1838 pubblicò il libro “Viaggio pittoresco e archeologico nella provincia dello Yucatan fra gli anni 1834 e 1836″, dove fornì la prima descrizione delle rovine. Nei disegni che vi propongo, l’artista raffigurò il dettaglio della parte superiore della “Piramide dell’Indovino”, il monumento più importante e misterioso della splendida e famosa città maya conosciuta col nome di Uxmal. Un particolare che Waldeck vide e volle rappresentare, sono delle statue collocate a guardia del tempio sulla sommità della piramide, la posizione di questi personaggi è proprio quella delle già citate statue egizie, e personalmente, vedendo questi disegni, riconduco il tutto al mondo egiziano, quelle statue mi ricordano proprio le tipiche statue egizie. Il vero problema è che attualmente quelle statue non esistono più ( o meglio, come vedremo di seguito, oggi non ci sono più ma in origine sì) quindi in molti non danno credito ai disegni di Waldeck, i suoi lavori sono sempre stati criticati e secondo molti ricercatori e storici, Waldeck non avrebbe fatto altro che disegnare ciò che vedeva aggiungendo però dettagli di propria fantasia, ma io non sono di quest’idea, ho analizzato molto il lavoro di Waldeck, nonchè tutti i suoi splendidi disegni, confrontandoli direttamente con i reali bassorilievi, le statue o le pareti da lui prese come soggetto per i suoi disegni, che ancora oggi esistono e che si possono osservare nei siti archeologici messicani, ebbene, non ho ritrovato in nessuna maniera una sorta di modifica o rielaborazione fantasiosa nel disegno da parte dell’artista rispetto al vero soggetto.  Infatti, come potete vedere nella foto qui in basso, molto probabilmente Waldeck vide veramente quattro statue con le braccia incrociate, con in mano uno “strumento” a guardia del tempio in cima alla “Piramide dell’Indovino”. Link utili: Waldeck / Archive / Uxmal Piramide dell’Indovino

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In queste due foto, potete vedere la parete posta sulla parte superiore della “Piramide dell’Indovino” dove Waldeck nei suoi disegni collocava le quattro “strane” statue. Nella prima foto si vede solo metà della parte superiore, nella seconda foto invece si vede chiaramente che nelle zone della parete in cui sono stati scolpiti i motivi geometrici, esistevano in origine delle statue, infatti in basso a destra si vede ciò che rimane di una sola statua. Il personaggio in questione, non porta una veste sulle parti intime, anche Waldeck rappresentò le sue statue con questo dettaglio, e le collocò proprio davanti ai motivi geometrici. Attualmente sulla sommità di questo splendido monumento esistono in totale quattro parti di parete in cui sono stati scolpiti i motivi decorativi che sicuramente ospitavano anche quattro statue. La domanda è, che fine hanno fatto queste statue? Ad oggi non si trovano in nessun museo. Credo che Waldeck riuscì a vedere realmente le statue, che chiaramente erano presenti un tempo, e che riuscì anche a rappresentarle prima che venissero “fatte sparire” da qualcuno durante i primi restauri. Per capire meglio come Waldeck abbia realmente lavorato in buona fede, vi farò analizzare ancora un paio di dettagli da lui disegnati.

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Waldeck qui disegnò un dettaglio della parete del “Quadrilatero delle Monache”, uno dei monumenti principali del sito maya di Uxmal. Le foto sotto i suoi disegni (scattate da me), riprendono proprio ciò che disegnò Waldeck, e come potete vedere da voi, i dettagli più importanti di questa facciata Waldeck li disegnò proprio come li aveva visti, confrontando le statue disegnate con quelle reali, constaterete che soprattutto le posizioni del corpo e delle braccia di questi soggetti sono identiche, non c’è stata nessuna modifica da parte dell’artista. Rispetto al suo disegno, se osservate le foto, noterete che i motivi decorativi inseriti da Waldeck, che fanno da sfondo alle statue, sono diversi rispetto a quelli reali, forse perchè l’artista non si volle concentrare troppo su quei dettagli che magari reputava poco importanti per il suo lavoro, poi noterete che attualmente esiste una porta in più e la statua con il “bastone” in mano è spostata rispetto al disegno, ma questo si spiega semplicemente analizzando le foto successive, che riprendono proprio la parete in questione, vi faranno capire come appariva il Quadrilatero delle Monache prima dei restauri, praticamente venne ricostruito quasi interamente. Sono state tirate su mura che erano completamente crollate, sono state aggiunte molte porte, così come molte decorazioni, e le statue che si sono salvate sono state ricollocate in posizioni diverse rispetto a quelle originali. Link utili: Uxmal Quadrilatero delle Monache

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Avrete notato osservando sia la foto in alto che tutti i disegni di altri artisti come Frederick Catherwood (esploratore, architetto, fotografo e illustratore inglese, divenuto famoso per le sue esplorazioni dei resti archeologici della civiltà maya in compagnia dello scrittore statunitense John Lloyd Stephens) che tempo fa il sito era davvero in pessime condizioni e che quindi fu necessario ricostruirlo quasi interamente. Nelle ultime due foto potete confrontare il disegno di Catherwood con una foto dell’angolo sud-est del monumento “Quadrilatero delle Monache” da lui raffigurato, in questo caso potete vedere che in origine non esistevano le due porte che si trovano nella parete di sinistra. Il sito di Uxmal ha subito nel tempo moltissime modifiche e restauri e molte statue sono andate perdute, dopo questa analisi e questo confronto fra le sue rovine e i disegni di Waldeck, credo che sia doveroso reputare l’artista davvero in buona fede, e credo quindi fermamente che le statue sulla sommità della “Piramide dell’Indovino” Waldeck le vide davvero. Delle statue che, sia per la posizione chiara del corpo, con le braccia incrociate con in mano uno “strumento”, sia per la collocazione a guardia del tempio, ricordano in tutto e per tutto le statue egizie. Link utili: UxmalFrederick Catherwood

LA TOMBA DI RE PAKAL

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Generalmente quando si confrontano le piramidi a gradoni maya con quelle egiziane si riscontrano numerose differenze. Gli storici e gli archeologi accademici insistono ancora nell’affermare che non solo le piramidi maya esteticamente non c’entrano nulla con quelle egizie, prendendo come riferimento solo lo stile delle piramidi edificate nella Piana di Giza, dimenticando “stranamente” che in Egitto esistono anche altri esempi di stili di piramidi a gradoni, come ad esempio la prima famosa piramide edificata dagli egiziani, la Piramide di Saqquara, ma anche le loro funzioni sarebbero completamente diverse. Mentre le piramidi maya erano in tutto e per tutto dei templi di preghiera, di meditazione e luoghi cerimoniali, quelle egizie avrebbero avuto l’unica funzione di tomba reale. Ma siamo proprio sicuri che fra le piramidi edificate dai maya non ce ne sia qualcuna che abbia avuto anche la funzione di tomba reale? Il famoso archeologo Alberto Ruz Lhuillier, per un caso fortuito, ritrovò all’interno del “Tempio delle Iscrizioni” di Palenque, la famosissima tomba del Grande Re Pakal, uno dei personaggi più importanti di tutto il “mondo” maya. Nella foto in basso a destra potete vedere un’immagine dello stato della tomba e del corpo di Pakal quando venne ritrovato, e appena di fianco una ricostruzione dell’aspetto del re, realizzato prendendo in considerazione gli oggetti ritrovati all’interno della tomba, ebbene noterete che le vesti e gli accessori di Pakal, ancora una volta ci riportano al mondo egiziano, la forma della collana/colletto, la gonnellina, i bracciali, la maschera sul volto, insomma, sembra di vedere un vero e proprio egiziano, siamo proprio sicuri al 100% che quello ritrovato sia proprio re Pakal? Alberto Ruz Lhuillier ebbe molta fortuna per questo straordinario ritrovamento, infatti l’archeologo non stava minimamente cercando la tomba e non aveva sicuramente la minima idea che la piramide potesse contenere al suo interno una vera e propria tomba reale. L’archeologo raccontò che un giorno, nel 1952, quando si trovava sulla sommità del “Tempio delle Iscrizioni”, proprio all’interno del tempio, notò due fori su una lastra del pavimento, la curiosità lo spinse a cercare di capire se poteva esserci uno spazio sottostante, e così non solo ritrovò un area libera proprio sotto il pavimento, ma si accorse da subito che esisteva anche un tunnel che partiva dalla cima del monumento ed entrava al suo interno. Dopo anni di lavori e di scavi per aprire il tunnel, che fu sigillato dagli stessi costruttori con materiali di scarto, Alberto Ruz Lhuillier fece la sua famosa scoperta.  Quindi in questo caso, abbiamo una prova del fatto che probabilmente anche molte piramidi maya fungevano da tombe reali, proprio come quelle egizie, ma forse, gli storici e soprattutto gli archeologi che operano in Centro America non hanno mai voluto approfondire queste ipotesi. Quello di Palenque non sarebbe comunque l’unico esempio di piramide maya con la funzione di tomba reale, infatti un team di archeologi avrebbe scoperto che anche la piramide di Quetzalcoatl situata a Theotihuacan, nei pressi di città del Messico, nasconderebbe al suo interno una tomba reale.  Qui gli archeologi hanno già scoperto dei tunnel che porterebbero appunto alla tomba del re, ma la cosa più strana è che i tunnel fino ad ora scoperti contengono del mercurio liquido in gran quantità, una sorta di rappresentazione dei fiumi, un particolare molto significativo che si ritrova incredibilmente anche nel tumulo/tomba di Qin Shi Huang, il primo imperatore cinese (di questo ne parleremo nella prossima parte). Detto questo, ritornando sul nostro discorso, come abbiamo visto, è molto probabile che come quelle egizie, anche le piramidi maya fungevano da tomba reale, credo che più si andrà avanti nel tempo, più verranno fatte scoperte che proveranno una volta per tutte quest’ipotesi. Link utili: Palenque / Pakal / Alberto Ruz Lhuillier / Focus

I MAYA E L’ALLUNGAMENTO DEL CRANIO

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Come gli egizi (e come molti altri popoli antichi sparsi ovunque nel Mondo), anche i maya praticavano l’allungamento del cranio. Le ipotesi sul vero significato e sul vero motivo per cui molti popoli di tutto il mondo portavano avanti questa pratica sono molte, dalla storia ufficiale emerge che i maya lo facevano per essere più affascinanti, era quindi una questione di estetica, e in generale era una pratica adottata esclusivamente dalle classi sociali più alte, dai nobili. Nelle prime due foto di sinistra vedete, una testa in pietra,  frontale e di profilo che rappresenterebbe re Pakal, ritrovata a Palenque, che vi fa ben capire che aspetto avessero i maya dopo la pratica. Nelle foto di destra potete vedere invece una testa allungata che rappresenta una regina o una principessa amarniana (da Amarna), e la testa dell’ormai famosissimo faraone eretico conosciuto come Akhenaton, il padre di Tutankamon, tral’altro, se si osservano altri reperti archeologici legati a questo misterioso  personaggio, come ad esempio il famoso bassorilievo (link) che lo ritrae insieme alla moglie Nefertiti e i loro figli, noterete che tutta la famiglia, compresi i figli sono stati raffigurati rigorosamente con teschi allungati. Credo che dietro quest’antica pratica, ci sia un significato più profondo, e credo che una pratica del genere, non sia stata ripresa da molti popoli del mondo solo ed esclusivamente per motivi estetici. Fra i molti ricercatori c’è anche chi suggerisce che gli antichi si sarebbero allungati il cranio per somigliare alle loro divinità, una teoria davvero affascinante che, a mio parere, non andrebbe scartata a priori, ma approfondita. Link utili: Bizzarrobazar / Pakal head / Akhenaton / Statue Head of a Daughter of Pharaoh Akhenaten

UNO STRANO COPRICAPO

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Ora passiamo ad una particolare analogia che riguarda nello specifico un copricapo. Le foto di destra riprendono due statue olmeche provenienti dal sito di El Azuzul, chiamate i “I Gemelli e i Giaguari”, perchè furono ritrovate appunto insieme a due statue di una specie di Giaguaro antropomorfo (foto in basso a sinistra), mentre la foto di destra (che è solo un esempio) rappresenta il faraone Ramsess e la si trova all’interno del British Museum di Londra. Se confrontiamo il copricapo dei “Gemelli” con quello dei faraoni egiziani non si può non notare un’incredibile somiglianza. Chiaramente presa da sola, questa può risultare una sermplicissima analogia, una banale coincidenza, ma valutata insieme a tutti gli indizi che stiamo raccogliendo ci può suggerire invece tutt’altro. Forse, chi iniziò, chi gettò le basi della civiltà maya (insieme ad altre civiltà) furono proprio gli egiziani. Link utili: El Azuzul

*Il discorso dei “Contatti fra le culture precolombiane dell’America e i popoli di tutto il mondo antico”, lo troverete esposto nei diversi articoli suddivisi per tema linkati qui di seguito. Buona lettura!

– 1/10: Introduzione

– 2/10: Barba, baffi e pizzetto nell’arte precolombiana del mesoamerica

– 3/10: Il contatto con i popoli negroidi

– 4/10: Antichi egizi nel Mesoamerica

– 5/10: Asiatici in Mesoamerica.

– 6/10: I romani arrivarono in America?

– 7/10: Il contatto con i popoli della Mesopotamia

– 8/10: Gli antichi egizi hanno visitato il sud America?

– 9/10: Altri indizi del contatto con stranieri 1/2

– 10/10: Altri indizi del contatto con stranieri 2/2